(1985-86) per suoni sintetici e concreti [9’ 12”]
Prima esecuzione assoluta: Teatro Comunale di Bologna, 1987
La composizione fa uso di un lessico costituito da pochi elementi semplici subordinati a leggi compositive che non si riducono ad associazioni cumulative, ma conferiscono proprietà d’insieme distinte da quelle degli elementi.
Un primo gruppo di regole è dato dall’ordinamento in scala dei parametri a basso livello che determinano la costruzione dei singoli suoni: numero di parziali, ritardi di entrata, durate fisiche relative, inviluppi d’ampiezza, inviluppi spettrali, tempi d’attacco, deviazioni di frequenza e di ampiezza, ecc.
A livello superiore è collocato uno spazio timbrico a due dimensioni che controlla l’armonicità degli spettri: espansione-compressione, traslazione. Esse determinano uno dei fattori indagati da Steve McAdams nel suo studio sulla formazione di immagini uditive.
Le regole formali, infine, sono dapprima utilizzate per l’organizzazione dei singoli elementi in strutture ritmiche, e in seguito per l’organizzazione di tali strutture nello spazio compositivo.
Carattere fondamentale di una struttura in quanto organizzazione di elementi significanti è l’autoregolazione (la struttura controlla e regola se stessa, diviene fenomeno naturale). Ora il ritmo assicura la propria autoregolazione con i mezzi più semplici quali simmetrie e ripetizioni. Da ciò deriva l’uso di strutture ritmiche semplici e regolari con un profondo carattere di ripetizione. Il reticolo timbrico sopra descritto sottolinea, e più spesso altera questa autoregolazione ponendo in conflitto organizzazione ritmica e organizzazione timbrica.
Suoni concreti isolati rappresentano la relazione fra il mondo sintetico e quello reale.
Desidero ringraziare Graziano Tisato del Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova presso cui l’opera è stata realizzata.